AGI – La forte volatilità dei tecnologici Usa innervosisce i mercati, mettendo in dubbio la capacità di questo settore di continuare a trainare al rialzo Wall Street. Oggi i mercati Usa sono chiusi per la festività del Labour Day, ma nelle ultime due sessioni il Nasdaq ha perso il 6%, invertendo un rally che ha portato a 43 chiusure record per l’indice dei tecnologici e ha spinto lo S&P 500 in rialzo di oltre il 26% quest’anno. Anche il Cboe Volatility Index, il Vix, noto come l’indice della paura di Wall Street, venerdì è salito del 26% a 33,45 punti, il top da luglio, sulla scia della ritirata del Nasdaq e dello S&P.

 È la fine di un ciclo? Gli analisti si interrogano e, secondo il Wall Street Journal, in pochi pensano veramente che il disastroso fine settimana scorso rappresenti veramente la fine del rally. L’economia Usa continua a mostrare segni di miglioramento e i tassi di interesse restano vicini ai minimi storici. Inoltre la spinta della pandemia che ha favorito il lavoro da casa, e dunque i titoli tech, prosegue. E allora, perchè il Nasdaq, che dall’inizio dell’anno ha guadagnato il 26%, perde terreno, arretra? 

La spiegazione degli analisti è che è la volatilità dei titoli di alcune big, come Apple, la prima azienda a raggiungere i 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, a preoccupare. Il motivo? Intanto sono cresciuti troppo e troppo rapidamente e poi i mercati sono preoccupati per l’incertezza delle presidenziali Usa e per la difficoltà che incontrano gli Stati Uniti a contenere i nuovi focolai di Covid-19. Il valore di mercato di Apple, Facebook e Amazon è aumentato dell’85% o più dal 23 marzo.

“Questi titoli sono aumentati troppo”, spiega al Wsj Leslie Thompson, direttore dello Spectrum Management Group a Indianapolis, un fondo che gestisce circa 700 milioni di dollari e che recentemente ha tagliato i suoi investimenti in titoli tecnologici come Apple e il produttore di chip Nvidia. Le cinque maggiori società Internet – Apple, Amazon, Microsoft, la società madre di Google Alphabet e Facebook – pesavano a fine agosto il 26% dello S&P, contro il 14% di tre anni fa.

Tuttavia nelle ultime due sessioni della scorsa settimana, Amazon, Microsoft, Alphabet e Facebook sono cadute ciascuna almeno del 6,5%, mentre le cinque maggiori aziende tecnologiche più Netflix hanno perso quasi 500 miliardi di valore di mercato. Anche Tesla ha perso il 16% a settembre, un calo iniziato subito dopo che il produttore di auto elettriche il 31 agosto è diventata la settima più grande azienda pubblica statunitense , con un valore di mercato di 465 miliardi di dollari. Insomma, i tecnologici hanno iniziato a sgonfiarsi e nelle prossime settimane capiremo quanto sarà profonda la loro contrazione. 

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