Sebbene Agenzia delle entrate-Riscossione abbia sospeso l’invio delle cartelle a Natale con il dichiarato “obiettivo di non creare inutili disagi durante le festività natalizie evitando il recapito di richieste di pagamento in questo periodo particolare dell’anno”, occorre dettate qualche nuova regola da seguire per difendersi da parte del nuovo ente che ha sostituto Equitalia.

Come fare opposizione ad una cartella di pagamento?

Una volta notificata una cartella di pagamento occorre verificare se c’è qualche errore e motivo per opporsi. Può succedere assai spesso che molte cartelle esattoriali notificate dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione siano nulle per difetti di forma o errori di procedura.

I motivi di impugnazione contro le richieste di pagamento possono essere esperiti da parte del contribuente che riceve la notifica fi una cartella esattoriale da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Prima di comprendere quali siano i motivi da addurre in ragione per contestare una cartella di pagamento, si deve precisare che quando giunge la notifica il contribuente è già stato allertato della morosità che lo interessa dato che ha già ricevuto un atto con l’intimazione di pagamento da parte dell’ente creditore (Agenzia Entrate, Comuni, Regioni, etc.).

Se si riceve un avviso di pagamento occorre:

  • fare ricorso al giudice;
  • chiedere la sospensione automatica;
  • presentare un’istanza per l’annullamento della cartella in autotutela;
  • chiedere una rateazione;

Impugnare la cartella esattoriale Agenzia Entrate-Riscossione

Per impugnare la cartella di pagamento, il contribuente deve rispettare i seguenti termini:

  • 60 giorni dalla notifica della cartella se il pagamento riguarda tasse e tributi (Ici, Imu, Tasi, Tari, Irpef, Iva e tutte le somme di competenza dell’Agenzia delle Entrate);
  • 40 giorni dalla notifica della cartella se viene richiesto il pagamento di contributi previdenziali;
  • 30 giorni dalla notifica della cartella se viene richiesto il pagamento di multe con ricorso da presentare al giudice di pace.

Rilevare la prescrizione della cartella

Un altro motivo per difendersi dalle cartelle di pagamento è far rilevare la prescrizione della stessa. Il contribuente può far annullare la richiesta di pagamento se, per numerosi anni, nessuno si è fatto vivo e non gli sono stati notificati solleciti.

I termini di prescrizione sono i seguenti:

  • crediti dell’Agenzia delle Entrate per Irpef, Irap, Iva e altre imposte erariali: prescrizione in 10 anni;
  • crediti Inps e Inail per contributi previdenziali: prescrizione in 5 anni;
  • crediti del Comune per multe stradali: prescrizione in 5 anni;
  • crediti della Regione per bollo auto: prescrizione in 3 anni;
  • crediti dello Stato per canone Rai: prescrizione in 10 anni;
  • crediti del Comune per Imu, Tasi, Tari, Tarsu, Ici: prescrizione in 5 anni.
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