Manovra: deficit a 2,4% per tre anni, scontro con la Ue per liberarsene ! Ma a quale prezzo per i cittadini.
ANSA
Di Maio e Salvini sempre più vicini, sempre più amalgamati a rompere con la UE.
Contro le regole europee SI forza il numero percentuale messo nero su bianco nella Nota di aggiornamento al Def: il deficit al 2,4 per cento non per il solo 2019, ma per tre anni, fino al 2021. La bomba innescata d Salvini e di maio é potente e pericolosa: non rispettare gli impegni su deficit e debito pubblico.
È la creazione scientifica dello scenario prospettato da Savona per un Paese che – riesumando le sue parole – “non si deve preparare a gestire la normalità ma lo shock”.
È la sfida, frontale, Roma – Bruxelles.
A poche ore dal Consiglio dei ministri che ha dato il via libera all’architrave della manovra, lo scrivono il Financial Times e il Wall Street Journal: “La rotta di Roma è in collisione con l’Europa”. Lo confermano i toni, altrettanto duri, con cui un funzionario europeo prova a respingere l’assalto: “Il target” del deficit-Pil al 2,4% “è troppo alto”, dice a Bloomberg, indicando già quale è il limite massimo che la Commissione europea tirerà fuori forse già domani, cioè l’1,6%, proprio quel paletto che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, si è visto tirare giù davanti agli occhi da Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
La UE aspetterà il testo definitivo della manovra, che deve essere pronto entro il 15 ottobre, e avrà poi due possibilità. La prima, fattuale, è quella di respingere il testo: sarebbe la prima volta in assoluto. Può farlo, però, in presenza di “gravi ed evidenti violazioni delle regole del Patto di stabilità”. In questo caso la manovra verrebbe rispedita al Parlamento italiano con la richiesta di un nuovo testo entro tre settimane, preludio a un nuovo esame da parte della Commissione. In pratica un tira e molla che aprirebbe un vespaio di polemiche sul tema della sovranità contesa, con lo sfondo dei mercati più che attenti a raccogliere queste fibrillazioni. Altra strada, anche questa rischiosa per l’Italia: l’apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo, che innescherebbe un rialzo del debito. Perché il 2,4% annulla ogni tentativo di ridurre il debito o anche solo di stabilizzarlo: ha, al contrario, un effetto pesante e anche questo opposto alla direzione raccomandata, con toni spesso perentori, dall’Europa.
Fin qui Bruxelles. Poi – in un orizzonte temporale di contemporaneità – ci sono i mercati. Il termometro è già pronto, tra poche ore, per misurare lo spread, che oggi ha chiuso a 235,5 punti dopo aver toccato quota 250 sull’onda della contesa che ha animato i rapporti tra Di Maio e Salvini da una parte e Tria dall’altra. Secondo gli analisti di Bloomberg c’è il rischio di arrivare a quota 300 e anche oltre. Questo perché – spiegano – una parte consistente dei grandi fondi, come Blackrock e Fidelity, potrebbero restare spiazzati rispetto a previsioni che al massimo collocavano il deficit all’1,6 per cento.
BLOOMBERG
Non è un caso che il premier Giuseppe Conte, nella sua visita a New York, si sia intrattenuto per un’ora con il numero uno del colosso americano Larry Fink. Solo per capire quanto sia centrale l’atteggiamento che avrà Blackrock è utile ricordare che è il primo azionista di UniCredit e possiede anche azioni di Intesa Sanpaolo. In pratica è dentro le due principali banche italiane, che insieme alle altre detengono la quota maggiore dei titoli di Stato. In un orizzonte temporale leggermente più lungo, cioè fine ottobre, ci sono i giudizi delle agenzie di rating: Standard & Poor’s e Moody’s si esprimeranno sulla solidità del debito e il rischio è quello di un declassamento che, a sua volta, innesterebbe nuove turbolenze sui mercati e una spirale di speculazione imponente. Nel laboratorio dove si lavora alla creazione in vitro del cigno nero i sistemi d’allarme sono stati già attivati.

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