Crediti in Bilancio: il rischio di inesigibilità
Il Codice civile afferma semplicemente all’articolo 2426 n.8 che i crediti debbano essere iscritti al valore di presumibile realizzazione. Ciò significa che in sede di redazione del bilancio si devono valutare i rischi di inesigibilità relativi ai crediti già contabilizzati. L’azienda deve stanziare un fondo di svalutazione dei crediti, da portare a diretta rettifica dei crediti a cui si riferisce, nei casi in cui:
· Si siano già palesate perdite per inesigibilità (fallimento dei debitori, debitori irreperibili, contestazioni, etc.)
· Si tema che in futuro si verifichino insolvenze, sia per i crediti in portafoglio sia per i crediti ceduti per i quali sussiste ancora possibilità di azione di regresso.
In base a tale norma, il Fondo svalutazione deve essere unico sia per le perdite già manifestate, sia per quelle temute. L’accantonamento a tali fondi deve avvenire negli esercizi in cui la perdita è prevedibile, anche s verificabile solo in esercizi futuri. Il fondo verrà utilizzato nel momento in cui la perdita sia da ritenersi definitiva.
La misura dell’accantonamento può derivare da una stima forfettaria o da una procedura più dettagliata che prevede un’analisi dei singoli crediti per determinare le perdite di inesigibilità già manifestatesi, la stima delle ulteriori perdite presumibili, la valutazione dell’andamento degli indici di anzianità dei crediti scaduti rispetto a quelli degli esercizi precedenti, l’analisi delle condizioni economiche generali, di settore e di rischio paese. Le due procedure sono alternative: certamente più semplice la prima, applicabile in presenza di crediti molto frazionati; più articolata e razionale la seconda. In entrambi i casi, il documento n.15 segnala l’importanza di tenere un’aggiornata lista di anzianità dei crediti scaduti o ageing list, in base alla quale le aziende sono solite graduare il rischio di inesigibilità.
Dossier FB: Cosa significa Creare valore per le imprese familiari italiane?
Tra i temi più complessi nelle discipline economiche ed aziendali è rispondere al quesito se l’impresa è in grado di creare valore. Le aziende familiari, in quanto aziende, creano valore se, e solo se, perseguono strategie (di costo o di differenziazione) di successo e questo è e deve essere indipendentemente dal carattere familiare che le contraddistingue. La parola chiave nel binomio “azienda familiare” non deve essere famiglia ma azienda. Le aziende familiari che hanno successo sono quelle in cui il conflitto tra sistema famiglia e sistema impresa è risolto a favore di quest’ultima e la famiglia tende ad essere indipendente dall’azienda stessa. L’azienda ha successo, e ciò vale anche per il family business, quando ha la capacità di competere sui mercati, quando è redditizia ed attrae consenso degli interlocutori (stakeholders). Tre sono le dimensioni del successo:
· Competitività
· Redditività
· Socialità
Le strategie volte a creare valore s’estrinsecano nella ricerca continua di un vantaggio strategico che si esprime nella superiorità del valore del prodotto percepito dai clienti rispetto al costo sostenuto per la produzione aziendale. A partire proprio dal capolavoro di Michael Porter “The Competitive Advantage” (1987), il vantaggio strategico diviene fonte di creazione del valore e “pietra angolare” attorno a cui ruotano le scelte strategiche delle aziende. Nel panorama delle aziende familiare italiane tali strategie sono orientate alla ricerca di un vantaggio strategico di differenziazione che consiste nell’offerta di un sistema prodotto con identità inconfondibile. Da uno studio condotto sull’analisi di un campione di aziende familiari in Toscana, alcune aziende quali Conte of Florence, Salvatore Ferragamo, Azienda Agricola Marchese De’ Frescobaldi, Fratelli Neri sono alla ricerca del vantaggio di differenziazione accompagnandolo alla ricerca di elevati livelli di qualità dei prodotti e servizi offerti. Ricordiamo, a titolo esemplificativo, come la Salvatore Ferragamo S.P.A sia cresciuta nel tempo ed abbia saputo difendersi dal mercato del “fast fashion” (Zara, H&M, Motivi, The Gap, Mango, Camaieu) solo investendo grandi risorse nell’innovazione di prodotto, ovvero offrendo, sempre al proprio segmento di clienti “di lusso”, realizzazioni di alta qualità che soddisfino e creino valore per il consumatore finale. Nonostante l’industrializzazione, Salvatore Ferragamo è riuscita a mantenere i principi fondamentali specie quelli tecnici, ereditati dal fondatore dell’azienda: la qualità e la calzata. Se in passato le clienti della Ferragamo erano le dive del cinema, ora i prodotti realizzati sono apprezzati da una vasta clientela nazionale ed internazionali. Quindi innova tenendo sempre presente il valore della qualità del prodotto ed utilizzando, al contempo, anche nuovi materiali. Anche l’attività di ricerca è svolta all’interno dell’azienda con sede ad Osmannoro (FI), ove è situato il laboratorio di ricerca al cui interno nascono i prototipi di nuovi modelli. Qui si studiano, si fanno ricerche su caratteristiche delle calzature prodotte: “calzabilità “ e durata.