12 Novembre 2010 By GaMerola 0

Lezione Magistrale del Governatore Mario Draghi.

Il Governatore della Banca D’Italia M. Draghi in occasione del convegno in memoria del grande economista Giorgio Fuà, tenutosi all’ISTAO di Ancona il 5 novembre scorso, è intervenuto con una precisa analisi dell’attuale crisi economica.

Il suo commento, che si potrà leggere integralmente sul sito della banca d’Italia, ha riguardato tre punti fondamentali:

  • il problema della crescita dell’economia italiana;
  • gli indicatori di benessere di una nazione;
  • il compito della politica economica.

 

Il problema della crescita dell’economia italiana secondo Draghi.

     Nel suo discorso, Draghi ha confermato le stime di recessione diffuse dal Fondo Monetario Internazionale  riguardanti i paesi dell’area Euro.  Tali stime  per il 2015 prevedono  che i Paesi della CEE avranno una diminuzione del PIL di 5 punti rispetto al 2000 passando dal 18% al 13%  a parità di potere d’acquisto ( in rapporto al Pil Mondiale). Nello stesso periodo, cioè dal 2000 al 2015, invece la quota di PIL dei Paesi  Emergenti  passerà dal 15% del 2000 al 29% del 2015 (circa il doppio)
Questo dato rappresenta ciò che sta accadendo nell’economia mondiale a causa della   rimodulazione degli equilibri economici causati dalla globalizzazione.
Draghi ha aggiunto che il nostro Paese rispetto agli altri Stati membri risentirà maggiormente di tale fenomeno e quindi della crisi. Tale affermazione gli deriva dall’analisi degli ultimi anni della vita economica del nostro paese:

“In Italia tra il 1998 e il 2008 il costo per unità di prodotto nel settore privato è aumentato del 24%, in Francia del 15%, mentre in Germania è addirittura diminuito.

Nello stesso periodo (1998-2008) la produttività è aumentata del 22% in Germania, del 18% in Francia e solo del 3% in Italia“. 

Nell’intervento Draghi ha citato altri dati allarmanti, sufficienti per pretendere da chi ci governa di concentrarsi esclusivamente sui “problemi reali” della nazione.

Indicatori di benessere.

 Il Governatore Draghi, ricordando il pensiero del grande economista Giorgio Fuà, ha affermato che l’indicatore di benessere di una nazione non è dato solo dalla quantità di produzione che realizza,  ma anche da altri aspetti, quali l’equilibrio con l’ambiente naturale:

Questo grande precursore degli scenari economici attuali, continua ancora il Governatore, sosteneva che il reddito nazionale ed il benessere collettivo non sono la stessa cosa.

Il tema è quanto mai attuale, Il Presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy ha nominato Joseph Stiglitz, Presidente della “Commissione sulla Misurazione delle Performance Economiche e di Progresso sociale degli Stati membri”, di cui si sta occupando anche l’Istituto di Statistica e l’OCSE in collaborazione con lo stesso Stiglitz. 

Draghi: “E’ inutile aggiungere che per l’Italia tali indicatori erano già bassissimi prima della crisi attuale”.

Fuà già quindici anni fa, sosteneva che “nei paesi ricchi era più urgente studiare e correggere il senso di frustrazione dei lavoratori che si associa al lavoro e non esclusivamente il salario e la produttività“. 

Il compito della politica economica.

La politica italiana, di qualsiasi colore sia, deve interrogarsi sulla grande difficoltà di crescita del nostro paese in riferimento a tale indicatore di benessere, sia oggi che negli anni pre-crisi. Tema quanto mai attuale visto che sia la Commissione Europea  sia  la stessa Commissione Stiglitz lo impone. La politica deve realizzare strategie efficaci  e capaci di virare verso  l’orizzonte dell’economia sociale che possa realizzare l‘equilibrio tra reddito e qualità della vita per l’incremento del benessere della nostra nazione.

Ancora, ha detto Draghi, non conosciamo esattamente gli effetti definitivi della crisi sul nostro sistema produttivo, sappiamo che è in atto un processo di ristrutturazione radicale di parti del sistema che potrebbe avere anche effetti positivi ma ciò non è una previsione al momento attuabile.

Aggiunge che la politica deve iniziare a ragionare secondo questi indirizzi e sulle scelte di strategia collettiva, in modo da realizzare il benessere dello Stato e dei suoi cittadini, non solo economico ma anche qualitativo. Gli indicatori internazionali, conclude, rappresentano l’Italia come un Paese con gravi criticità ma mediamente ricco e con elevata speranza di vita. L’inazione del nostro Stato è una propensione tutta italiana che ha causato  più degli altri paesi partners la mancanza di produttività ed è la stessa che potrebbe generare un lento declino. 

La ricchezza italiana è frutto di azioni e decisioni passate, la produttività e la crescita sono frutto di decisione e azioni proiettate nel futuro. Siamo un Paese che privilegia guardare ciò che ha fatto rispetto a ciò che farà;  mentre il futuro è l’unica ricchezza per i nostri giovani e non è affatto privilegiata.

Commento:

L’invito di Draghi è diretto ed eloquente, inviato  ai politici italiani di oggi e di ieri. Bravi nel risolvere le contingenze, le urgenze, bravi nell’attivarsi nei casi disperati.

Con la manovra correttiva, profondamente iniqua, oggi criticata anche da Napolitano, non si fa che mettere un’altro “rattoppo” alla gomma forata e i tagli lineari profondamente ingiusti  potrebbero causare gravi turbolenze sociali oltre la crisi.

Draghi ha voluto dire che occorre un approccio sistemico al problema della produttività non una tantum.

Ha voluto dire che l’Italia è come una nave che già faceva acqua da tutte le parti,  oggi più di ieri. 

E mentre la nave va in affondamento, i vari capitani litigano per chi deve tenere il timone anzichè aiutarsi a vicenza per tornare a riva “salvi” e costruirne una più solida.