28 Ottobre 2011 By GaMerola 0

Lettera del Governo all’UE: Accolta con favore dai mercati, ma i sindacati si preparano alla barricate. Il capitalismo fabbrica i nuovi poveri.

Gli impegni che il Governo ha preso oggi con l’UE, mediante l’invio della famosa lettera d’intenti, riguardano principalmente:
1) La possibilità di licenziare in maniera più facile principalmente nei casi di aziende in crisi;
2) Il raggiungimento dell’età pensionabile a 67 anni per donne e uomini a partire dal 2026;
3) La vendita dei beni del patrimonio statale con un piano da stabilire entro il 30/11/2011;
4) Il varo della delega fiscale entro il 31-01-2012;
5) L’obbligo di mobilità dei dipendenti pubblici.

Anche se sia l’Unione Europea che i mercati finanziari (vedi Piazza Affari che oggi ha guadagnato più del 5%)  hanno accolto con grande favore i piani dell’esecutivo per il rilancio dell’economia, possiamo affermare che ancora una volta a pagare saranno solo le classi più deboli: al riguardo le tre principali istituzioni sindacali stanno già preparando una grande manifestazione di piazza contro “i licenziamenti facili”.
Inoltre:
Entro il 15/11/2011 il Governo dovrà ridefinire i programmi per l’erogazione dei fondi strutturali 2007-2013 in maniera tale da concentrarli sulla crescita e sulla ripresa e nelle aree più svantaggiate del mezzogiorno. c.d. Programma eurosud.
Entro il 30/11/2011 il Governo dovrà completare la redazione di un piano di dismissioni del patrimonio statale che porterà nelle casse del tesoro 5 miliardi di euro circa all’anno per 3 anni; dismissioni previste anche per il patrimonio degli enti locali; nel primo caso lo scopo è diminuire il debito pubblico, mentre per gl enti territoriali la finalità delle vendite è il finanziamento di parte dei tagli di risorse operati dallo Stato nei loro confronti.
Entro il 31/12/2011 dovrà invece essere pianificata la riorganizzazione dei costi della macchina statale c.d. spending review: il Governo si è impegnato a definire un programma di riorganizzazione della spesa pubblica. Interventi sono previsti in tal senso per le strutture fiscali, previdenziali e degli enti locali; ed inoltre per la razionalizzazione delle forze militari e di sicurezza e della rete diplomatica-consolare.
Incentivazione del Project financing.
Utilizzo della fiscalità di favore per la ricapitalizzazione delle aziende  mediante meccanismi di deduzione fiscale sui rendimenti derivanti dal capitale di rischio.
Per l’occupazione è previsto il potenziamento dei contratti di apprendistato e di lavoro a tempo parziale nonchè l’assegnazione di un credito di imposta per le aziende che assumono personale nelle aree più svantaggiate quali il mezzogiorno.
Università: Approvazione entro fine anno di  tutti i provvedimenti relativi alla riforma universitaria. 
La nostra opinione su questi programmi è molto negativa e legata strettamente all’ingiustizia economica e sociale che seguirà: i licenziamenti facili in generale favoriranno nel breve la disoccupazione, ed ancor di più quella giovanile.
Siamo d’accordo sul “qualcosa si doveva fare”, ma non per forza sulla pelle delle classi più deboli. Sicuramente altre soluzioni come la “patrimoniale” e persino “il condono” sarebbero stati programmi, in un certo senso duri, ma con sacrifici dei cittadini strettamente connessi alle loro possibilità economiche e patrimoniali.
Quando sembra ormai quasi scongiurato il pericolo di default finanziario si profila invece all’orizzonte una lotta di classe intestina che porterà a conseguenze ben più gravi, in un paese dove la casta, checchè se ne dica  “esiste e funziona” a danno dei nuovi poveri: il ceto medio-borghese. 
Se le misure saranno  messe in campo con successo, il vantaggio sarà per gli amici di confindustria, per le banche, per le grandi aziende.
Con ogni probabilità la disoccupazione potrebbe anche diminuire, ma con i licenziamenti facili, il popolo, i lavoratori subiranno un impoverimento notevole dovuto all’inesistenza di potere contrattuale rispetto al datore di lavoro laddove quest’ultimo libero potrà disporre della necessità di sopravvivenza dei lavoratori a proprio vantaggio e arricchimento.
Noi consulenti aderendp anche al pensiero del nostro Presidente, siamo dalla parte della giustizia sociale, non essendo sicuramente (in maggior parte) capitalisti ed essendo per coscienza favorevoli ad una imposta che colpisse i grandi patrimoni.