Appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale il D.M. sullo split payment sull’IVA dei fornitori PA, e immediatamente si accende la polemica su un Paese che ancora una volta dà segno di non agevolare in nessun modo le imprese medio-piccole.

Questo sistema iniquo, chiamato “split payment” è in effetti una «nuova scure» sulle già tartassate PMI, che adesso oltre a pagare una percentuale di tasse abnorme sul prodotto (non esistente in alcun Paese) si vedono anche pressati dalla mancanza di sostanze finanziarie.

Si perchè lo «split payment» non fa altro che prevedere (iniquamente) che l’Ente Pubblico anziché pagare l’IVA al fornitore la paghi all’Erario, e a questi solo l’imponibile. Incredibile!

Ciò è chiaramente un danno per l’azienda!

L’impresa, infatti, in primis non avrà la possibilità di detenere l’IVA pagata dalla Pubblica Amministrazione fino a maturazione del versamento da effettuare, e in secondo luogo se l’impresa fornitrice è in perenne credito IVA (perché ad esempio acquista con IVA al 22% e vende con IVA al 10%, come il classico esempio di imprese edili che eseguono lavori per privati) quando recupererà il suo credito IVA verso lo stesso Stato?  Se nessuno gli paga l’IVA sulle fatture o emette fatture nei confronti di soggetti che hanno diritto ad IVA agevolata? Chiede rimborso ? Avrà un controllo! Effettua compensazione con altri tributi e contributi, occorre il visto di conformità, se il sistema conosce il credito vantato, altrimenti gli rifiuta la compensazione….

Ma parliamo della norma attualmente in vigore: gli enti pubblici, quando ricevono la fattura dal fornitore PA impresa, verseranno all’erario l’IVA indicata e addebitata in fattura dai loro fornitori, ai quali verrà pagato l’importo imponibile al netto IVA.

In attesa del parere della Commissione Europea, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha quindi già dato attuazione alla disposizione dello split payment, pubblicando in Gazzetta Ufficiale il decreto relativo.

Ma in caso di parere negativo della UE, ha inoltre escogitato un’altra soluzione. Niente paura, prevista infatti in caso di bocciatura dello split payment proveniente da Bruxelles una clausola di salvaguardia che introduce  dal 30 giugno 2015 un aumento del prezzo dei carburanti in grado di permettere di incamerare 988 milioni di euro. Incredibile !

In attesa del parere della UE e di cosa deciderà le imprese e i professionisti hanno espresso il loro disappunto e la loro perplessità sulla legittimità della norma iniqua, secondo noi, sia dal punto di vista giuridico, sia dal punto di vista economico e anche di giustizia fiscale.

Come abbiamo anche noi commentato, si ritiene che il mancato pagamento dell’IVA sulla fattura emessa dall’impresa all’Ente Pubblico causi “squilibri finanziari nel breve termine”; in quanto l’impresa da una parte non riceve più l’Iva dalla Pubblica amministrazione a seguito della nuova norma dello split payment, mentre dall’altra dovrà normalmente «versarla sulle fatture ricevute dai propri fornitori».

Uno Stato da cambiare … nelle prospettive degli interessi da salvaguardare…

Una classe politica avrebbe l’obbligo di salvaguardare le maggioranze…

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