Di G.A. Merola
Caro Presidente Letta il suo ambizioso programma si è perso in un inutile ddl stabilita per l’elinazione dell’IMU.

La legge di stabilità è la prova del fallimento di Letta: nessun intervento per la ripresa dei consumi e della competitività.

A volte bisognerebbe mettere da parte il populismo che ogni governo ha nel suo “dna”, come quello di Enrico Letta (sebbene minimo) e ammettere di aver adottato provvedimenti di “rattoppo” e una legge di stabilità inconsistente, rispetto alle grandi riforme annunciate al suo insediamento ai fini della ripresa. 

Ritirarsi in buon ordine e ammettere il fallimento di un governo incapace di incidere sulle vere necessità del paese, sarebbe un”azione gradita ad imprese e investitori, in quanto l’inutile galleggiamento economico porterà al drammatico deterioramento e annientamento del tessuto produttivo che ancora resta in piedi nel paese:

l’operazione abbattimento del cuneo fiscale e la riduzione di parte del debito pubblico (con risorse recuperate da quella spesa improduttiva) non e’ riuscita, e la legge di stabilita’ 2014 proposta dal governo in carica, lo dimostra.

Anche il premier si sarà reso conto quanto ci sarebbe da recuperare dalla spending review, ma non si recupera… certamente beninteso non è un’operazione facile (ma necessaria),  un’operazione che anche Letta non ha avuto il coraggio di azionare in maniera “deflagrante” in questa legge di stabilità, contro quella parte di populismo che ancora resiste all’interno del suo partito e della maggioranza, e contro i propri elettori che ne sarebbero danneggiati nei loro interessi privatistici.

La legge di stabilità è ormai in approvazione, e ad eccezione di qualche accelerata dell’ultima ora è un fallimento totale rispetto ai bisogni del paese: far ripartire lavoro, l’industria e i consumi, attraverso la riduzione del cuneo fiscale.

Le risorse bisogna recuperarle dalla revisione della spesa pubblica, non dalle imprese e dai cittadini privati: “non hanno piu’ nulla da dare, anzi hanno urgente bisogno di ricevere”.

Un tessuto produttivo stremato dalle continue limature al rialzo della pressione fiscale, neo disoccupati ultra cinquantenni che non sanno cosa fare, non sanno quale futuro li attende, se non quello di aggrapparsi a quell’assistenzialismo che è l’eutanasia di questo paese.

Assistenzialismo finanziato da quel minimo di risorse che il governo riesce a recuperare, attraverso balzelli tra aumento di acconti e diminuzioni di imu, cancellazioni e sospensioni, che onestamente non servono a nulla e ci rendono ridicoli agli occhi di noi stessi ma anche dell’europa.

Questa è la legge di stabilità.

Molte volte mi capita come consulente in prima linea di trovarmi di fronte a padri di famiglia che non hanno un lavoro in quanto neo-disoccupati, e che mi chiedono cosa fare, e a cui non so cosa dire…. se non “che questa è la realtà del paese”: aprire un’attività propria è una “proposta indecente” con enormi tasse e contributi fissi, è il peggior salto nel buio che in questo momento potrei consigliare contro i miei interessi…

Allora caro presidente, riveda la sua legge di stabilità la renda “utile” alla ripartenza.

Noi che facciamo i consulenti, stiamo vedendo come il governo Letta sta racimolando piccole risorse per mantenere in galleggiamento il nostro paese, con aumento inesorabile della pressione fiscale:

gli aumenti degli acconti irpef e ires sono solo un prestito ricevuto dai cittadini, i redditi 2013 saranno sicuramente inferiori a quelli del 2012, a che serve incassare di più adesso per poi restituirli con l’unico 2014?

Detrazioni che scendono (come le polizze vita), aumento dell’iva, deduzioni auto aziendali ridotte al 20% dell’investimento e delle spese (quando si utilizzano per 5 giorni su 7 settimanali) contributi agli autonomi che aumentano di 20 euro all’anno, ecc. ecc… non sono azioni e sacrifici che porteranno alla salvezza, ma esclusivamente a mantenere lo status quo, che in una  foto istantanea  fa rabbrividire.

Purtroppo sono stati tanti i problemi di ingovernabilità che ha dovuto sopportare, il caro Presidente Letta,  e sta sopportando.  

Avremo continuato a credere in questo governo, ma non possiamo farle passare di aver creato – oggi – una situazione ancora più pericolosa di quella del 2011, accettando l’eliminazione dell’imu per rimanere in sella, e facendo rischiare al paese un declino inesorabile.

Siamo quasi a dicembre 2013, ed assistiamo increduli all’affanno del ministro dell’economia a recuperare soldi per eliminare l’imu, solo sospesa in luglio,  con soldi da rastrellare ancora una volte nelle tasche di cittadini e imprese private grandi e piccole, ma non torcendo un capello alla spesa pubblica.

Probabilmente in questo momento avremmo voluto sentire parlare di come recuperare “risorse” dal settore pubblico improduttivo per iniettarle nel tessuto produttivo, e invece aspettiamo se gli acconti delle tasse aumenteranno o resteranno come previste.

Il nostro rapporto “debito /pil”  non si ridurrà mai se il denominatore e’ in recessione, o nel 2014 “forse”, sarà positivo in decimi percentuali.

Il paese vuole risposte subito e questo governo non le sa dare. Caro presidente, ne prenda atto, ha ancora qualche giorno!

di Giuseppe Antonio Merola.

© Riproduzione riservata.

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