mercoledì, Maggio 22, 2024

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Borse, anno record per Piazza Affari

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Borse, Milano trionfa davanti alle altre con listini raddoppiati

 

Borse, Piazza Affari a Milano è davvero un indice che è andato alla grande in quest’anno. Un 2015 d’oro con i listini raddoppiati per la Borse di Milano di Piazza Affari sia in termine di prestazioni che di nuove quotazioni. Il listino principale, il Ftse Mib, ha guadagnato la percentuale del 13,94% All Share e ben la percentuale del 16,47% superando così di molto la Borsa di Parigi, quella di Francoforte e quella asiatica di Tokyo che avvicinano i loro guadagni al 10%, una percentuale ben inferiore alla Borsa situata in Piazza Affari.

La ritrovata dinamicità della Borsa italiana di Milano, ha alzato anche il numero di quotazione, che in quest’anno sono arrivate a 32, con nuove ammissioni che segnano un record in positivo che non avveniva dal lontano 2007. Son oltre 5,7 i miliardi di euro che le nuove società sbarcate sul listino milanese hanno versato in quest’annata d’oro, che con i suoi 3 miliardi di euro ha raccolto la più grande quotazione di sempre. A crescere è anche la capitalizzazione che è salita ad una cifra di 567,6 miliardi di euro con un positivo del 17,6% in positivo e il rapporto capitalizzazione rispetto al Pil, è salito dal 29,1% di fine 2014 al 34,8% attuale. Le azioni più scambiate a Piazza Affari a Milano, sono state quelle di Unicredit, con il titolo dell’istituto bancario che è stato il più scambiato e con il maggior numero di contatti. Un anno davvero positivo quindi per Piazza Affari che si vuole lanciare in un altro anno di grande importanza, con la Borsa italiana che sembra davvero prendere quota rispetto a quella francese e a quella tedesca, ma soprattutto ha un valore maggiore rispetto alla Borsa di Tokyo, che per ora resta dietro a Piazza Affari, un risultato davvero molto buono e da valutare con attenzione, molta attenzione da parte di tutte le altre Borse mondiali.

Settore edile persi 500.000 lavoratori in 10 anni

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Dal 2009, anno dell’inizio della grande crisi, ad oggi il settore edilizio ha perso 500.000 lavoratori.
Tante sono le cause di tale cataclisma ma chi ha portato l’ICI DA 9 miliardi l’anno a 45 miliardi con l’introduzione dell’imu a carico dei contribuenti ha una buona fetta di responsabilità.
Economista di fama, rettore universitario non si è ancora accorto che ha peggiorato di 10 volte la crisi, inviluppando nella spirale negativa molti altri settori che si sostenevano con l’edilizia

Forfettari: Rettifica Iva da includere nel saldo vf70.

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Coloro i quali hanno transitato dal regime con Iva al regime forfettario dal 1° gennaio 2019,

insieme al pagamento eventuale di IVA del 2018, sono obbligati a operare la rettifica IVA

dei forfettari a causa del passaggio di regime.

Trattasi di giusta restituzione ( rettifica)  IVA detratta all’acquisto e non ripagata in vendita, per i beni e le merci

ancora in possesso del contribuente alla data di passaggio di regime.

Trattasi di rimanenze di magazzino, che essendo invendute AL 31 DICEMBRE 2018, sono oggetto di imponibile per

rettifica IVA, poichè all’acquisto l’IVA SI E’ DETRATTA…

Così per i beni strumentali, occorre restituire l’IVA degli anni ancora non ammortizzati.

Esempio:

Nel 2015 è stato acquistato un bene strumentale per euro 10.000 + iva di euro 2200;

Essendo l’aliquota di ammortamento del bene pari al 20% annuo, occorrerà restituire 1/5 di 2.200 (iva detratta all’acquisto)

in quanto l’ammortamento è stato già effettuato per gli anni 2015, 2016, 2017, 2018 e ne manca uno, il 2019

che essendo pari a 1/5 determina la rettifica in euro 2200 diviso 5 …. euro 444 che andranno pagate

insieme al debito iva che scade oggi o unitamente alla dichiarazione dei redditi.

Se ovviamente il bene è stato acquistato nel 2016 occorre restituire 2/5 di 2.220 ossia 888 euro.

Se infine il bene è stato acquistato il 2014 non si dovrà pagare nulla in merito allo stesso bene.

Forfettari: Rettifica Iva da includere nel saldo vf70.Forfettari: Rettifica Iva da includere nel saldo vf70.

Mutui casa 2011, guida alla scelta del tipo di tasso: fisso o variabile o misto.

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 Il 2011 inizia bene per le famiglie che hanno un mutuo a rata variabile. Difatti il tasso di riferimento EURIBOR che determina l’importo mensile da pagare è sceso di nuovo sotto la quota dell’1%. 

I mercati interbancari regolati dal tasso EURIBOR, sono sotto tensione per la crisi dei debiti europei , e ciò continua a frenare la BCE che altrimenti avrebbe già normalizzato la situazione dei tassi, abbassati in tutta fretta dopo il crack Lehman. Venerdì infatti  il tasso euribor scadenza tre mesi è stato fissato allo 0,997% mentre per la scadenza ad un mese allo 0,759%. 
Anche per i prossimi  due anni si può stare tranquilli in quanto si prevede che la base del tasso variabile EURIBOR raggiungerà la media storica del 3% solo nel 2012, se si pensa che ad ottobre 2008 era al 4,57%. Il tasso variabile finito ed effettivo applicato sul finanziamento ipotecario si determina sommando al tasso euribor di riferimento  lo spread (guadagno della banca) normalmente intorno all’1,65 % o giù di lì, con il risultato che su di un  mutuo a tasso variabile si pagherà , sull’importo ricevuto in prestito, un interesse uguale a 1,05 (euribor marzo ) + 1,65 (spread banca) = 3,70% (effettivo). Ovviamente lo spread varia da banca a banca e può essere anche oggetto di trattativa all’atto della stipula.
Esempio:


il 2-01-2008 è stato contratto un mutuo quindicennale, a tasso variabile, pari a 150.000,00  euro , soggetto a euribor a 3 mesi (4,57 % gennaio 2008)  per il quale quindi si pagava una rata di   1283,68 euro al mese (aggiungendo al 4,57%  sempre lo spread dell’1,65% della banca per un tasso finito del 6,22%.
Nel 2010 la rata è scesa a 1.014,37 euro mensili  ( ipotizzando un tasso finito del 2,69% [1,04+1,65 ] poichè l’euribor per tutto l’anno scorso è stato appena sopra l’1% (1,04 a ottobre 2010).
Adesso con tale critica situazione finanziaria europea e mondiale, l’Euribor  raggiungerà probabilmente la media storica del 3%, come detto, solo  nel 2012, mentre per l’intero anno 2011 si potrà godere ancora ed addirittura di una rata  leggermente più bassa di quella pagata nel 2010.


Per i mutui modulari vale la stessa indicazione. Difatti i mutui modulari o misti sono quei mutui che durante l’intera durata del finanziamento danno la possibilità di passare dal tasso fisso al variabile e viceversa a step annuali. Per esempio per un mutuo quindicennale si può esercitare l’opzione al 2°, 5°, 7° e decimo anno;  scadenze in cui si può decidere di pagare da un tasso fisso al variabile e viceversa.

Per chi volesse invece accendere un nuovo mutuo a tasso fisso o passare attraverso la surroga dal variabile al fisso, e per il quale, si puntualizza, la rata da pagare resta immutata per l’intera durata del mutuo stesso,  la base di riferimento è il tasso IRS  oggi al 3,60% a 20 anni  e al  3,20%  a 10 anni – (a cui va sempre aggiunto lo spread bancario), non troverà a lungo tali condizioni favorevoli per due motivi:

– il tasso fisso IRS è visto in crescita;
– il piano famiglie adottato dall’Abi che a settembre aveva permesso la sospensione del pagamento delle rate per 31.000 famiglie scade a gennaio 2010, ma che con ogni probabilità a detta dell’Abi sarà riconfermato).
– sul piano famiglie suddetto in ogni caso non bisogna far riferimento perchè solo 1 famiglia su tre che ne ha fatto richiesta ne ha ottenuto la sospensione, in quanto, per accedervi, devono ricorrere gravi motivi quali ad esempio la perdita del posto di lavoro e con famiglie mono-reddito.

Certamente la tentazione, di chi ha già in essere un mutuo, di passare dal tasso variabile al tasso fisso non è una scelta da scartare a prescindere; chi punta sulla sicurezza di una rata stabile per tutta la durata del finanziamento può scegliere il fisso per poi riscontrare a  posteriori di aver adottato una strategia valida. Attualmente la scelta del tasso fisso non ha certamente una convenienza finanziaria, ma probabilmente solo una convenienza soggettiva del mutuatario per una tranquillità personale-caratteriale sulla sicurezza dell’importo da pagare.

A nosto parere, viste le notevole incertezze finanziarie e  le sicure volatilità delle borse  dei prossimi anni e quindi dei tassi di interesse, tra cui Euribor e Irs,  il mutuo da scegliere che sia nuovo o surrogato (da un mutuo precedente) è quello MISTO O MODULARE, in cui sono previste contrattualmente vie d’uscita intermedie rispetto all’intero periodo di ammortamento,  cioè diritti di opzione a cadenza biennale o triennale con cui poter passare da un tipo di tasso ad un altro a seconda di valutazioni di convenienza e analisi delle prospettive future. 

In questo momento, ad esempio, per un nuovo mutuo si potrebbe partire con il tasso variabile perchè più conveniente, e tra due anni valutare se continuare sempre con il variabile oppure passare al fisso per altri due anni o tre anni. 
In quella data occorrerebbe prima valutare il tasso  euribor vigente per poi fare una prevesione per il futuro a due o tre anni: 

  • se ad esempio si prevede all’atto dell’opzione  e fino alla prossima un’incremento notevole del tasso Euribor, in quel caso ovviamente si opterebbe per l’applicazione del tasso fisso, se  quest’ultimo desse più garanzie di convenienza, e ciò rispetto anche alla durata residua del finanziamento.

In tal modo si potrebbe giocare con tranquillità al risparmio di interessi.

Stessa cosa vale se si  decide di accendere un mutuo variabile con cup (o tetto massimo), nel senso  che il mutuo acceso è a “tasso variabile puro” (attualmente come detto conveniente)  ha un ombrello (con cui ripararsi) o tetto previsto in contratto, oltre il quale il variabile non può salire. “Ad esempio con un tasso variabile con cup – tasso massimo applicabile-  del 5,50% (che corrisponderebbe forse al tasso fisso tra qualche anno)  si fruirebbe intanto oggi del risparmio  dovuto al bassissimo euribor per poi mal che vada ritrovarsi tra qualche anno a pagare quanto si sarebbe pagato già da adesso scegliendo il fisso.

n.b.: Gli spread applicati dalla banca, e da noi indicati a mò di esempio all’ 1,65% variano da istituto ad istituto, per cui non hanno riferimenti reali al mercato attuale.   

Legenda: 
Euribor = Euro interbank offered rate sono i tassi interbancari a breve termine, utilizzati nell’area Euro. Sono rilevati giornalmente per diverse periodi di finanziamento. Sono applicati anche per i mutui, quale parametro per l’applicazione degli interessi, di solito a 3 o 6 mesi.
Irs = Interest rate swap sono tassi interbancari a medio-lungo termine e vengono utilizzati per ricavare la rata fissa ed immodificabile per tutta la durata del prestito. Variano al variare della durata del prestito.

Commento a cura di Rivista Fiscale Web.
Fonte ideativa: Il sole 24 ore.

Pagamento Definizione agevolata in ritardo: cosa succede?

Entro le 23.59 del 31 luglio 2017 dovevi pagare la prima rata o la rata unica dell’adesione volontaria, oggi è il 1 agosto 2017, sei in ritardo!
Cosa succede adesso? Se l’Agenzia delle entrate-Riscossione ha comunicato l’accoglimento della domanda di Definizione agevolata, vedrai revocati gli eventuali piani di rateizzazione precedenti riferiti a cartelle oggetto di Rottamazione.
Puoi, comunque, richiedere la sospensione dell’eventuale fermo amministrativo sul bene mobile registrato, compilando il form che trovi online e puoi scaricare (https://www.agenziaentrateriscossione.gov.it/export/it/Modulistica/Istanza-sospensione-Fermo-amm.vo.pdf).
Qualora, procedessi al pagamento in maniera tardina o insufficiente o non procedessi al puntuale adempimento della prima o unica rata, la rottamazione della cartella non ha effetti e l’Agenzia delle entrate-Riscossione procederà con il riprendere le procedure di riscossione.
Da questo momento non puoi più ottenere nuovi provvedimenti di rateizzazione; ti è data la possibilità di riprendere i pagamenti delle rateizzazioni in corso alla data di presentazione della domanda di Definizione agevolata. In questo caso, l’Agenzia delle entrate-Riscossione ti comunica gli importi e le nuove scadenze del debito residuo.
Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate – Riscossione ti avesse comunicato il rigetto della domanda di Definizione agevolata, è possibile presentare una richiesta di rateizzazione, solo in assenza di piani di dilazione del pagamento.
Nel caso in cui vi sia la presenza di piani di dilazione decaduti, puoi essere riammesso al beneficio della rateizzazione, dopo aver versato il pagamento di tutte le rate scadute.

Padoan Capo economisti OCSE a BALLARÓ: Manovra intanto ha raffreddato lo spread.

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Il capo economista dell’OCSE, il prof. Padoan, inrvenuto a BALLARÓ ha detto che la Manovra Monti intanto ha raffreddato gli spread, in qualsiasi modo se ne parli, forse, ha aggiunto gli Italiani non si sono resi conto del rischio corso:  pochi giorni al default. Ancora c’é molto da fare, soprattutto affiancare ad una manovra di solo tasse decreti che inneschino lo sviluppo attraverso l’aumento dell’occupazione dei giovani.

Siamo certi che Monti, qualche segnale l’ha dato.

Il premier deve fare la voce grossa in Europa, per il credito alle Banche e far ragionare la Merkel, che come ha detto Belpietro, anch’egli intervenuto alla trasmissione: è la causa del prolungamento della crisi dell’euro che ha un solo nome, appunto Merkel e Germania.

Alla trasmissione é intervenuta la Gelmini, ci complimentiamo per le lezioni di pura propaganda elettorale che ha ricevuto dal suo professore, cosa che non abbiamo riscontrato, in altri contesti,  in Angelino Alfano.

Imprese: con il “fare” del governo è l’ora della sveglia.

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Per le imprese con il decreto “fare” è arrivato il momento della sveglia.

Per gli imprenditori, dopo le tante botte ricevute – sia per la crisi che per uno Stato inefficiente – è arrivato il momento del “fare” «se si vuole»,  con gli strumenti messi a disposizione contro la crisi dal decreto appena approvato  dal Governo.

Le imprese potranno prendersi la loro “revenge” contro un apparato statale altamente lento, burocratizzato ed inefficiente.

Il “decreto del fare”  se andrà in porto (così come approvato e come ci auguriamo),  consentirà  alle aziende non solo di recuperare la produttività perduta ma anche “di sferzare” coloro che sono stati a impoltronire sulla loro sedia da funzionari, lasciando l’evasione della  “pratica d’impresa” al buon umore di una mattina.

Da adesso i funzionari pubblici dovranno “scattare «sull’attenti» quando un’azienda gli invia una istanza”. Prevista una multa  – per i ritardi nelle concessioni di autorizzazioni e pratiche d’impresa – a carico del diretto “funzionario incaricato” (50 euro per ogni giorno di ritardo e fino a 2000 euro) nell’espletamento della pratica dell’imprenditore.

Ma anche una rinvicita contro i soprusi fiscali di equitalia, che ha pignorato e venduto la casa di piccoli imprenditori.

La revisione dei poteri di Equitalia resta uno dei punti fondamentali del “decreto fare”. In particolare i debiti iscritti a ruolo in caso di difficoltà del contribuente potranno essere rateizzati fino a 10 anni – 120 rate -e dal 30 settembre scomparirà l’aggio, oggi circa l’8% del ruolo esatto; saranno dovuti soltanto i costi fissi con i relativi interessi. Come anticipato ieri su queste pagine la prima casa  (non di lusso) non sarà più soggetta ad espropriazione, se è l’unico bene, ed è la propria residenza.

Anche le Banche dovranno servire i propri clienti, non potranno più rifiutare di parlare con il cliente che non ha garanzie, perchè teoricamente la garanzia potrebbe arrivare dal fondo Centrale di Garanzia, rafforzato dal decreto.

E cosa dire degli appalti, con gravose incombenze burocratiche per le imprese – che dovevano fare in pratica una doppia contabilità dei pagamenti – anche quella dei loro appaltatori o subappaltatori, per verificare il versamento di ritenute ed IVA,  pena l’obbligazione in solido dei pagamenti omessi. (Una vera ingiustizia fiscale del decreto Bersani dl 223/06).

Insomma se oggi qualcuno ha veramente voglia di “fare” (rivolgendoci soprattutto ai giovani) non può lamentarsi della mancanza di strumenti.

Certamente non è una passeggiata richiedere ad esempio la garanzia pubblica, ma si può fare.

Le intenzioni del decreto per le aziende produttive è il permettergli di «fare impresa»:

  • sburocratizzazione delle pratiche;
  • azioni contro i funzionari inetti;
  • garanzia pubblica a fini di finanziamento; (in arrivo 50 miliardi di rifinanziamento del fondo, sveglia ai giovani)
  • wi-fi gratuito;
  • riduzione delle bollette e dei costi di energia;
  • 5 miliardi di euro per la riedizione della legge sabatini per l’acquisto di macchinari.

Insomma, fermo restando che oggi stiamo vivendo una crisi profonda, esistono le vie per gli investimenti produttivi, i giovani disoccupati possono muoversi per aprire un’attività propria d’impresa, i debitori potranno largamente e tranquillamente onorare i propri debiti, le banche dovrebbero tornare a fare le banche.

Manca in questo decreto il blocco dell’aumento IVA, speriamo in un ripensamento e/o in un ritrovamento delle risorse.

Insomma nelle intenzioni, si tratta di un decreto importante, “ma aspettiamo però le disposizioni attuative”.

Alta Corte, il mistero dei giudici fantasma

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Alta Corte, davvero un enigma per la questione dei giudici fantasmi

Alta Corte nel mirino. Il parlamento italiano da oltre un anno non riesce a prendere una decisione; sono già 29 votazioni che vanno buche, in cui non si riesce a determinare una cosa fondamentale per lo Stato italiano, per la vita di tutti i cittadini di questo nostro amato Paese: a prima vista, così riportata, la cosa potrebbe sembrare un radicale cambiamento della costituzione italiana o un qualche altro cambiamento che richiede scelte difficilissime, cruciali per la nostra Repubblica ma no, quelle il governo le ha fatte rapidamente, la riforma del lavoro della scuola, della legge elettorale, l’abolizione del Senato, insomma, cambiamenti nella costituzione sostanziali sono stati fatti da Renzi con rapidità. Quello su cui proprio non si riesce a intervenire, ormai alla 30° votazione, è la nomina di tre giudici alla corte costituzionale; da più di un anno gli scranni all’Alta Corte restano vuoti, o forse occupati da fantasmi, la politica, tra tantissimi validi giudici tra cui poter scegliere un giusto e autorevole rappresentante, anzi, tre, si blocca, impegna più di un anno e almeno, finora, trenta votazioni per scegliere chi far sedere su quelle benedette poltrone.

Probabilmente una modestissima e classicamente rissosa assemblea condominiale avrebbe saputo fare meglio. Forse siamo fortunati che nel mondo si è occupati a discutere di cose piuttosto importanti e non hanno ancora avuto il tempo di accorgersi di quello che sta avvenendo nel nostro parlamento, altrimenti di sicuro avremmo contribuito ad incrementare l’allegria e l’ilarità di tante austere persone che contano veramente nel campo internazionale, con buona pace di chi ritiene che i politici italiani abbiano voce autorevole e credibilità estera. Se così veramente è bisognerebbe non perdere più di dieci minuti a risolvere un fatto così semplice come la nomina di tre giudici.

730/2015 e Unico con redditi omessi. L’Agenzia sta inviando la comunicazione ai contribuenti interessati.

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730 e Unico 2015. Omissione di Redditi per l’anno 2014.

L’Agenzia delle Entrate sta inviando una comunicazione di irregolarità a quei contribuenti che dalla “Certificazione Unica inviata” dai sostituti d’imposta il 9 marzo 2015, si evidenziano redditi certificati dai sostituti ma non dichiarati dai contribuenti.

Quello dell’Agenzia delle Entrate è un approccio soft per la soluzione del problema. Infatti chi ha omesso di dichiarare redditi ricevuti nel 2014, perché magari non ha ricevuto la Certificazione Unica dal sostituto o non l’ha ritirata presso l’Inps, può regolarizzare la sua posizione, entro il 29 dicembre 2015, con le sanzioni ridotte. Oltre tale data il contribuente chi non adempie sarà raggiunto da un vero e proprio accertamento.

In pratica, per il 2014, l’Agenzia delle Entrate, tramite l’invio della CU effettuata dai sostituti d’imposta, ha subito incrociato i dati dei contribuenti che presentando il modello 730/2015 o l’UNICO 2015,  tali redditi non li ha dichiarati.

L’Agenzia delle Entrate sta inviando una comunicazione agli interessati per informarli che hanno ancora tempo per PRODURRE L’UNICO 2015 INTEGRATIVO entro il 29 dicembre 2015.

Nel modello integrativo andranno aggiunti i redditi non dichiarati e questo SISTEMA L’OMISSIONE SENZA MOLTI DANNI.

In tal modo, IL CONTRIBUENTE EVITA DI PAGARE LA SANZIONE PIENA comminata quando la violazione è accertata “ufficialmente” dall’Agenzia.

Chi riceve tale comunicazione (sia che abbia prodotto il 730/2015 o l’UNICO/2015) potrà subito regolarizzare LA SUA POSIZIONE IN MANIERA QUASI INDOLORE recandosi presso il proprio consulente, o inviandoci copia della comunicazione, copia della dichiarazione dei redditi prodotta (730 2015 o unico 2015) e provvederemo a sistemarla per suo conto.

PER INFORMAZIONI INVIARE SMS AL NUMERO 339 6952105. SARETE CONTATTATI A STRETTO GIRO.

Detrazione al 65% per ristrutturazioni alberghi, strutture ricettive e anche agriturismo

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La legge di finanziaria 2017 n. 232/2016 ha riconfermato per i periodi d’imposta 2017 e 2018, il credito di imposta per le spese sostenute per interventi di

riqualificazione delle strutture ricettive, turistico e/o alberghiere sempreché tali interventi abbiamo quale scopo anche la ristrutturazione edilizia,

il rinforzamento antisismico e/o energetico.

L’agevolazione aumenta dal al 65% e viene estesa anche alle attività di agriturismo.

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