Applicazione degli studi di settore, un quinto delle imprese italiane dichiara ricavi inferiori a quelli risultanti dall’applicazione dello strumento di accertamento.

Studi di settore liveello di congruita. Dall’analisi dell’amministrazione finanziaria della c.d. “mappa della congruità agli studi di settore” emerge che due contribuenti su dieci dichiarano ricavi o compensi inferiori a quelli previsti dai propri studi di settore di riferimento.

“Al SUD i meno allineati” agli studi di settore,  mentre all’opposto “i lombardi, i liguri ed i professionisti” si avvicinano al 90% del livello di ricavi previsto dal proprio studi di settore di appartenza.

Chiaramente la «mappa di congruità» non attiene direttamente ad una reale evasione, ma ne delinea, però, il suo grado di rischio in ordine al tipo di attività e alla geografia dello stesso.

Fonte: ilsole24ore.com

Su questo punto vogliamo sovvertire le considerazioni rituali, (nel momento in cui non esistono gli studi di settore regionalizzati, tranne che per l’edilizia e la vendita di abbigliamento).
Presumiamo che l’evasione si annidi anche laddove i ricavi reali siano in linea con i ricavi di gerico e con la congruità agli studi di settore, se non addirittura superiori.

Come abbiamo imparato da Cortina, i furbetti ci sono dappertutto.

Gli studi di settore sono uno strumento iniquo, perchè permetteno di presumere un’evasione, (reale in pochi casi) solo quando i ricavi realmente conseguiti siano minori di quelli attesi dagli studi di settore dell’attività specifica, “e non quando siano superiori”.

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