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Saccomanni punta sui fondi Bei.

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Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Saccomanni punta a ridare liquidità alle imprese, attraverso “i fondi BEI” ed il fondo centrale di garanzia.

Inoltre, ha detto – ad un intervista rilasciata al Sole 24 ore – che non andrà computato nel disavanzo, la quota nazionale di cofinanziamento dei fondi europei occorrenti per le riforme strutturali.

I fondi BEI, rifinanziati per 10 miliardi, potranno essere utilizzati dalle banche per riceverne prestiti ed erogarli alle imprese produttive, che attualmente sono in crisi di liquiditá.

Inoltre, ha detto, che bisogna rafforzare il Fondo Centrale di garanzia che permetterá (come abbiamo scritto migliaia di volte) alle aziende di ricevere più credito bancario attraverso la concessione della garanzia pubblica.

Puntare sulla liquiditá delle imprese è fondamentale.

Saccomanni ha ricordato che bisogna fare di tutto per rimanere nella quota di deficit del 3%: “l’Italia adesso ha minori vincoli rispetto a Francia e Spagna”.

Siamo appena uscita dalla procedura di infrazione sul deficit eccessivo e non dobbiamo rientrarci, ma neanche bisogna fossilizzarsi sulla previsione del deficit all’1’8%  nel 2014. Se sará necessario si utilizzerá tutto il margine fino al 3%.

Parte bene il neo ministro del Mef Saccomanni, con strategie discontinue, con la cogestione di entrare ed uscite da parte di tutti i ministeri, il recupero di risorse che non entrano nel disavanzo di spesa e nel deficit.

A cui onestamente aggiungeremmo il CONDONO  TOMBALE, EDILIZIO E CONTRIBUTIVO, per far entrare 50 miliardi di gettito.

Con tali risorse si dovrà fare un doveros discorso agli italiani.

La riduzione delle Tasse con queste risorse avverrà una tantum e solo questa volta. L’evasione sarà combattuta dalla magistratura ordinaria, con le manette anche per un euro evaso.

Una soluzione che invertirà bruscamente la rotta della nostra economia, e non avrà concorrenza a livello globale.

Per fare questo occorrono interventi drastici e coraggiosi non piccoli provvedimenti, che sicuramente non modificano la complessità del sistema impositivo,  e la percezione di questo, da parte delle imprese.

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