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La riforma della Pubblica Amministrazione inizia ora: la legge 124 del 2015 (la c.d. legge Madia) rappresenta una delle più estese riforme nella Pubblica Amministrazione italiana degli ultimi decenni. Necessario e difficile è il riformare il settore pubblico: le norme sono il punto di partenza, una necessaria base di lavoro ma, le sfide più grandi si vincono nel quotidiano lavoro amministrativo, che coinvolge tutti i vertici politici, dirigenza amministrativa, dipendenti, organi di controllo, studiosi. Non si tratta di cambiamento epocale ma di implementazione “graduale” e di continue correzioni. Le leggi sono solo una parte del lavoro riformistico dell’Agenzia  pubblica amministrazione.

Le operazioni avviate dalla Legge 124 del 2015 costituiscono un’opera di manutenzione del sistema amministrativo, si tratta di un’opera ambiziosa che investe numerosi aspetti importanti dell’organizzazione e dell’attività delle Pubbliche amministrazioni. Tale riforma si pone in linea con la continuità dei principi che da molti anni (dagli inizi degli anni Novanta del XX secolo) erano stati portati avanti: semplificazione burocratica, trasparenza, concorrenza tra le imprese, tutela della buona fede dei cittadini. Il Governo, prima con Decreto Legge n.90 del 2014, poi con la Legge 124 ha voluto dare una spinta al processo riformatore, per completare e correggere un percorso in grande parte già avviato. Gli obiettivi della riforma in corso riguardano i bisogni dei cittadini e, in particolare, di quelli più deboli e meritevoli. E’ nel loro interesse che le amministrazioni pubbliche devono funzionare in modo rapido, sapere erogare servizi a distanza, fornire informazioni in tempo reale, tenere comportamenti coerenti, limitare gli oneri amministrativi e le spese. Se i pubblici funzionari si assumono le proprie responsabilità ed agiscono con coerenza e nei tempi dovuti, agevolano l’ordinato svolgimento dei rapporti economici, la realizzazione di investimenti, la creazione di nuovi posti di lavoro: in fin dei conti, si tratta di obiettivi che interessano tutti.

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Diverso é ritrovarsi di sovente con impiegati pubblici (parcheggiati nelle varie amministrazioni) senza alcuna utilità per cittadini e imprese se non ai fini di clientela politica. Mentre solo alcuni (una piccola percentuale) fa il lavoro per l’intero ente.

Una questione annosa, che non si ha il coraggio di risolvere come fanno le aziende private: “Chi non produce viene licenziato”. E se é vero che il nostro Paese non può permettersi “spesa improduttiva”, bisogna introdurre – con fermezza – il metodo del merito “puro” anche nel settore pubblico (non basta più non essere assenteisti). L’impiegato pubblico può produrre ricchezza anche facendo risparmiare un’ora di attesa a cittadini e soprattutto alle imprese.

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