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Federalismo e futuro dell’Italia. Oggi si vota per il nuovo Parlamento ridotto a 615 eletti, ma è un sistema che non funziona.

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IN ITALIA SOLO IL FEDERALISMO PUO’ INNESCARE UNA CRESCITA SANA E COSTANTE, E UN’ATTENZIONE AL CITTADINO. IL VOTO DI OGGI DIVENTA NON UTILE, E SICURAMENTE L’ASTENSIONE SARA’ LA VERA PROTAGONISTA DI QUESTE ELEZIONI AMMINISTRATIVE.

Sono circa 40 anni che nel nostro Paese si parla di “federalismo” CON L’ATTESA riforma del titolo V della Costituzione e i partiti che chiedono il federalismo.

Con il federalismo, la concorrenza tra regioni diverse sarebbe positiva ai fini della crescita dell’intero Paese, perché porterebbe ingegno ed efficienza all’interno della Regione-Stato, con una maggiore vicinanza delle istituzioni ai cittadini, anche fisicamente.

Questo si potrebbe realizzare pero’ solo con un federalismo pieno, dove la libertà di spesa dei singoli Stati, sarebbe supportata dall’incasso diretto delle imposte. Al contrario invece la libertà di spesa con l’incasso centralizzato delle imposte causa invece corruzione, clientelismo e antagonismo tra gli Stati Regione.

Lo studio dell’evoluzione federalista del Belgio, consente di trarre qualche spunto per asserire che il federalismo deve essere integrale, ciò vale a dire che il governatore ha si libertà di spesa, ma ha anche la responsabilità di incassare i tributi. Con il federalismo imperfetto che consente solo la libertà di spesa (come fu fatto all’inizio per il Belgio) portò a una riduzione del PIL, ed effetti negativi sui cittadini e l’unione tra di essi.

Se ragioniamo sul Belgio, e quello che è successo possiamo renderci conto che l’ampia autonomia di spesa concessa alle entità regionali, senza responsabilità fiscale portò ad effetti negativi.

Questa scelta dove la spesa pubblica, in Belgio, fu demandata alle Regioni mentre l’incasso delle tassse resto’ al Governo Centrale, causò una impennata della spesa pubblica e una confusione su responsabilità di tali effetti negativi.

A tale problema, nel 2021, il governo di Guy Verhofstadst, provò a rettificare la riforma del 93, demandando alle regioni federate l’incasso di 12 tasse pubbliche.

Uno studio specializzato consenti’ di mettere a confronto il PIL PRO-CAPITE del Paese con altri Stati simili per cultura, stratificazione sociale e altre circostanze simili,

confrontando il reddito prodotto dal Belgio prima e dopo la Riforma del 1993, con questi Stati presi a paragone.

Tale analisi portò a risultati in linea con quanto detto: Il belgio dopo la riforma del 93 con gli Stati federati a cui è demandata solo autonomia di spesa, ebbe una crescita inferiore rispetto agli stati presi a campione. Ma dopo la correzione del 2001 dove le regioni erano anche responsabili dell’incasso delle imposte, IL PIL BELGA COMINCIO’ A CRESCERE MOLTO PIU’ VELOCEMENTE RISPETTO AGLI STATI CONFRONTATI.

Un effetto positivo in fin dei conti logico e naturale, LO stato regione che incassa le imposte, effettua i controlli sugli evasori, incassa ovviamente di piu’ rispetto allo Stato Centrale a parità temporali e di misura della tassazione, ed inoltre va a equilibrare spesa e incassi, in maniera sinergica, creando un effetto domino assolutamente positivo.

L’ITALIA NON HA ALTRE STRADE.

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